Abstract/Sommario: Sul cibo si spendono fiumi di parole, ma dicendo cose talmente contrastanti che è difficile orientarsi. Più che aggiungerne altre, questo libro vuole fermarne qualcuna, nella convinzione che il problema del mangiare è all'origine della riflessione sull'uomo, e che il nostro rapporto con il mondo è mediato dal cibo prima ancora che dalla tecnica. Agile e denso, il saggio di Franco Riva si articola in tre sezioni. "Mangiare è una gran cosa" si concentra sui paradossi del cibo, denunciand ...; [Leggi tutto...]
Sul cibo si spendono fiumi di parole, ma dicendo cose talmente contrastanti che è difficile orientarsi. Più che aggiungerne altre, questo libro vuole fermarne qualcuna, nella convinzione che il problema del mangiare è all'origine della riflessione sull'uomo, e che il nostro rapporto con il mondo è mediato dal cibo prima ancora che dalla tecnica. Agile e denso, il saggio di Franco Riva si articola in tre sezioni. "Mangiare è una gran cosa" si concentra sui paradossi del cibo, denunciando la logica perversa della tirannia dei bisogni e il conflitto globale tra grasso e magro. "Incomprensioni alimentari" viaggia tra cibo, letteratura (Petronio, Cervantes, Goethe, Novalis, Calvino) e filosofia (Agostino, Weil, Bloch, Buber, Lévinas, Nancy, Derrida). "Corpi incerti" affronta infine le nuove prigioni del corpo, una realtà sempre ambivalente che resiste alle manipolazioni delle ideologie e del mercato. (www.ibs.it)
Abstract/Sommario: La filosofia è un’attività naturale. Ci accompagna in ogni nostro gesto e decisione. Se esistesse un contapassi filosofico, ci direbbe che c’è filosofia anche dietro la scelta di uno spazzolino da denti, di un cibo o di una vacanza, nel modo in cui stabiliamo di raggiungere il posto di lavoro e nella scelta di chi frequentiamo. Il problema dunque non è “se filosofare”, bensì “quanto e come filosofare”. Ognuno di noi lo fa tutti i giorni, sebbene non consapevolmente e con metodo. Eppure ...; [Leggi tutto...]
La filosofia è un’attività naturale. Ci accompagna in ogni nostro gesto e decisione. Se esistesse un contapassi filosofico, ci direbbe che c’è filosofia anche dietro la scelta di uno spazzolino da denti, di un cibo o di una vacanza, nel modo in cui stabiliamo di raggiungere il posto di lavoro e nella scelta di chi frequentiamo. Il problema dunque non è “se filosofare”, bensì “quanto e come filosofare”. Ognuno di noi lo fa tutti i giorni, sebbene non consapevolmente e con metodo. Eppure ciascuno di noi ha un identikit filosofico: qual è il vostro? Potete scoprirlo grazie alle inedite e innovative schede di autovalutazione che l’autrice vi propone. Con esempi tratti dalla realtà, e accompagnati dagli insegnamenti dei grandi maestri del pensiero, emergerà qual è la vostra filosofia di vita dominante, e non potrete più fare a meno di esercitare la mente in senso filosofico e trarne vantaggio. Infatti, imparare a filosofare meglio rende più felici e sereni, perché la filosofia non è solo una compagna di vita, ma addirittura un salva-vita. È riflessione, consolazione, speranza, perfino gioco. Ci insegna il metodo per controllare i nostri impulsi e calmare le angosce. Ci insegna a conoscerci meglio, a diventare più forti, a dominare il nostro orizzonte mentale e affinare le nostre capacità spirituali e intellettuali. Ci insegna a rispettare la nostra umanità e quella degli altri, a saperci adattare ai fatti e agli eventi, e a interpretarli rettamente. Ci insegna che c’è sempre una scelta “più giusta” da fare, e ci aiuta a capire quale sia. (www.ibs.it)
Abstract/Sommario: Il male che si accanisce contro Giobbe non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto; non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell'etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica « dov'è ...; [Leggi tutto...]
Il male che si accanisce contro Giobbe non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto; non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell'etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica « dov'è il padre? » Domanda che sovrasta ogni possibile risposta. «Il dolore di Giobbe – come scrive Recalcati – non può essere ricondotto all'ordine del senso perché nessuna teologia, come nessuna altra forma di sapere, è in grado di spiegarne l'eccesso». Il grido di Giobbe accade quando le parole sono costrette al silenzio, spezzate dal trauma del male. Esso non è indice di rassegnazione ma di lotta e di resistenza. Dopo La notte del Getsemani e Il gesto di Caino, con Il grido di Giobbe continua l'intenso e sorprendente viaggio di Massimo Recalcati lettore della Bibbia, impegnato a rintracciare l'eredità piú profonda del pensiero psicoanalitico che si concluderà, a breve, con un'ampia e attesa opera. (www.ibs.it)